“La cultura della psicomotricità si è diffusa
in Italia nei primi anni Settanta del secolo scorso in un clima sociale e
culturale che favoriva sia la critica che la sperimentazione di nuovi modelli
sociali,scientifici, educativi e terapeutici. Sin dall’inizio, ha posto come
assi portanti del proprio agire e del proprio pensiero: la centralità del corpo
quale produttore e organizzatore di senso; l’azione quale manifestazione
primaria della soggettività e della costruzione della realtà; l’interazione,al
contempo dato fondante e strumento di ogni processo evolutivo, cognitivo e
affettivo”.(…) “ Sempre più chiaramente, la cultura della psicomotricità,
propone il ruolo centrale della relazione, dell’intersoggettività,la logica
della complessità e quindi la non predeterminazione degli esiti, la co-costruzione
del senso e dei percorsi” ( E.Berti e F.Comunello, 2011, pp.23-24) .
Grazie, appunto, alla logica della co-costruzione che la
psicomotricità ha aperto i suoi orizzonti,
arricchendo i suoi studi con
quelli di altri settori quali : la psicologia dell’età evolutiva, le neuroscienze,
la sociologia e la filosofia della
scienza.
L’ANUPI ( Associazione Nazionale
Unitaria Psicomotricisti e Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Étà
Evolutiva Italiana), pur con i limitati mezzi a disposizione, in più di
vent’anni di attività ha operato in modo coerente in questa direzione,
definendo le modalità per la presa in carico, proponendo continue riflessioni
sul processo terapeutico o educativo, sui criteri di osservazione e di
valutazione, e ponendo dei limiti precisi rispetto agli ambiti di intervento
dei propri associati”(E.Berti e F.Comunello, anno 2011, pp.24-25).
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