giovedì 26 giugno 2014

la psicomotricità nel contesto italiano, norme e strutturazione

 “La cultura della psicomotricità si è diffusa in Italia nei primi anni Settanta del secolo scorso in un clima sociale e culturale che favoriva sia la critica che la sperimentazione di nuovi modelli sociali,scientifici, educativi e terapeutici. Sin dall’inizio, ha posto come assi portanti del proprio agire e del proprio pensiero: la centralità del corpo quale produttore e organizzatore di senso; l’azione quale manifestazione primaria della soggettività e della costruzione della realtà; l’interazione,al contempo dato fondante e strumento di ogni processo evolutivo, cognitivo e affettivo”.(…) “ Sempre più chiaramente, la cultura della psicomotricità, propone il ruolo centrale della relazione, dell’intersoggettività,la logica della complessità e quindi la non predeterminazione degli esiti, la co-costruzione del senso e dei percorsi” ( E.Berti e F.Comunello, 2011, pp.23-24) .

Grazie, appunto,  alla logica della co-costruzione che la psicomotricità ha aperto i suoi orizzonti,  arricchendo i suoi studi  con quelli di altri settori quali : la psicologia dell’età evolutiva, le neuroscienze, la sociologia  e la filosofia della scienza. 
L’ANUPI ( Associazione Nazionale Unitaria Psicomotricisti e Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Étà Evolutiva Italiana), pur con i limitati mezzi a disposizione, in più di vent’anni di attività ha operato in modo coerente in questa direzione, definendo le modalità per la presa in carico, proponendo continue riflessioni sul processo terapeutico o educativo, sui criteri di osservazione e di valutazione, e ponendo dei limiti precisi rispetto agli ambiti di intervento dei propri associati”(E.Berti e F.Comunello, anno 2011, pp.24-25).

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