domenica 15 giugno 2014

correnti d’azione e autori che segnarono la psicomotricità

La  psicomotricità ha avuto un enorme sviluppo negli ultimi trent’anni in particolar modo sia a livello educativo ed ultimamente anche nell’ambito della psicoterapia. Possiamo suddividerla in tre principali correnti:
1.     la psicomotricità funzionale→che si basa maggiormente su teorie anatomiche dello sviluppo del bambino
2.    la psicomotricità cognitiva→che si basa sulle teorie piagetiane dello sviluppo dell’intelligenza
3.    la psicomotricità ad aspirazione psicodinamica→è la corrente all’interno della quale ho sviluppato la linea relazionale.
A seguito, partirò dalla psicomotricità cognitiva per poi approfondire la psicomotricità ad aspirazione psicodinamica, facendo un rapido excursus dei grandi fondatori della psicomotricità . Infine,mi concentrerò sul pensiero di Lampierre e Acouturier e, in particolar modo, sul pensiero di quest’ultimo.
All’interno della riabilitazione psicomotoria cognitiva troviamo autori come:
·       Pierre Vayer, prima maestro di educazione fisica poi , a seguito del suo contributo scientifico-culturale, docente universitario. Egli abbraccia le teorie di Piaget sullo sviluppo dell’intelligenza del bambino grazie all’esperienza che il bambino fa attraverso il corpo,critica le tecniche riabilitative tradizionali come ad esempio la ginnastica correttiva,ritmica, ritenendo che nn è il movimenti singolo e settoriale ripetuto a essere educativo, ma il movimento inteso come insieme di movimenti progressivi integrati e per tappe. Parla di educazione psicomotoria ovvero la tappa prima della terapia e si realizza , educazione al rapporto con il mondo oggettuale, educazione del rapporto con gli altri. Dunque Vayer presenta una tecnica riabilitativa psicomotoria innovativa per i suoi tempi. Per lui, i problemi specifici motori e i problemi più strettamente cognitivi che il bambino presenta in età evolutiva sono la conseguenza di carenze nello sviluppo psicomotorio.
·       Jean le Boulch, anch’egli professore di educazione fisica che a seguito di scrupolosi studi di neurofisiologia divenne dottore in Medicina. A seguito delle due esperienze sviluppa un suo metodo psicomotorio chiamato “Psicocinetica”. È uno dei primi studiosi ad occuparsi in termini scientifici del rapporto tra il corpo, il movimento e la mente. Infatti per primo riesce ad avvicinare scienze tanto diverse quali Medicina e Pedagogia. Il termine “Psicocinesi” vuole sottolineare l’importanza dell’azione( interna ed esterna) sulla formazione della psiche (e probabilmente anche viceversa). Egli sostiene che il movimento è sempre caratterizzato da due aspetti: la transitività del movimento (il passaggio da una posizione o situazione) ad uno successivo e l’espressività del movimento ( cioè deve avere valenza nell’ambito della comunicazione).
·       Andrè Lapierre→è considerato uno dei padri della psicomotricità, in particolare per la bibliografia che ha prodotto, a testimonianza del suo percorso professionale iniziato come professore di educazione fisica e creatore di una tecnica di riabilitazione motoria ancora oggi apprezzata,passato attraverso la sperimentazione della psicomotricità ad indirizzo cognitivo e sfociato nella moderna psicodinamica. La storia della ricerca e del lavoro di Lapierre è la storia della psicomotricità degli ultimi quarant’anni.
Possiamo infatti suddividere il suo lavoro in quattro periodi:
 Primo periodo→ la riabilitazione fisica funzionale. Famoso il sue esame morfologico funzionale che individua la parte del corpo con un movimento deficitario, e l’influenza che può avere sul resto del corpo e sul movimento. Dunque, mette a punto per ogni singolo movimento del corpo il corrispondente esercizio fisico adatto alla sua riabilitazione ed, allo stesso tempo, questo singolo esercizio è collegato ad una serie di altri esercizi fisici progressivi, che mobilitano le altre parti del corpo collegate, per creare una sinergia tra i diversi movimenti e favorire attraverso un movimento più globale una rieducazione del movimento o della parte del corpo deficitaria.
Secondo periodo→ la psicomotricità ad indirizzo cognitivo. Egli fa esplicito riferimento alla psicomotricità come cura di alcune patologie, in particolare nel ritardo mentale ( disgrafia,dislessia,instabilità motoria, tic e balbuzie). Afferma chiaramente che in età evolutiva la componente corporea è importante nel determinare i processi mentali e quindi uno sviluppo psicomotorio disarmonico può essere l’origine di numerose patologie sia comportamentali che cognitive.
 Uno spunto alla ricerca di una diversa metodologia nell’applicare la psicomotricità all’educazione e rieducazione del bambino gli viene dallo studio approfondito delle teorie di Piaget e dalla collaborazione per quasi quindici anni con un collega, professore anch’egli di educazione fisica come lui, Bernard Acouturier. Fino ad allora la riabilitazione era stata influenzata dalla cultura bio-medica che proponeva un approccio metodologico organicistico-funzionalista al problema presentato dal bambino. La risposta che Lapierre e Aucouturier è l’elaborazione di una psicomotricità che si avvicina di più alla realtà del bambino e quindi più efficiente, per cui il proporre esercizi precisi e specifici viene completamente abbandonato sostituendolo con il “mettere il bambino in situazione” e guidarlo alla scoperta del mondo e di sé stesso.
Lapierre e Aucouturier durante le sedute di psicomotricità presentano il mondo attraverso la sperimentazione e lo sviluppo di “nozioni percettive globali”. Le esperienze percettive globali che il bambino può fare del mondo intorno a sé sono: nozione di intensità (es. forte,piano), di grandezza (es. grande piccolo), di velocità (es. veloce, lento), di direzione (es. da…a, verso, ecc.), di situazione (es. dentro,fuori), di orientamento (es. alto,basso ecc.), di relazione (si riferisce al vissuto delle nozioni precedenti che possono essere state sperimentate in solitudine o in presenza di adulti o coetanei).
Le nozioni appena descritte diventano consapevolezza del mondo grazie all’esperienza diretta che il bambino fa con il suo corpo ed il movimento attraverso i suoi sensi. Quindi attraverso la psicomotricità il bambino è facilitato nel sviluppare queste nozioni globali che gli permettono di iniziare ad organizzare il mondo attorno a sé.
 Le associazioni tra nozioni globali che il bambino sperimenta sono di tre tipi: associazioni di contrasti assoluti (es. rumore-silenzio), associazioni di contrasti convenzionali (es. avanti-indietro abbinato a destra-sinistra), associazione di contrasti convenzionali, sommatorie (es. avanti-veloce a destra).
Grazie alla capacità di collegare in modo sempre più articolato le nozioni globali tra di loro creando una struttura, il bambino scopre anche che può creare un ritmo che può essere : regolare, alternato o raggruppato.
Per concludere questo secondo periodo, la psicomotricità delle nozioni globali, chiamata anche “educazione vissuta”, avvia un forte rinnovamento all’interno della pedagogia, in particolare della didattica, che porrà sempre più il bambino al centro del processo educativo ed avvierà lo sviluppo di una metodologia che privilegia il passaggio dal globale al particolare come la modalità più adeguata per favorire l’apprendimento e lo sviluppo del bambino. Per Lapierre e Aucouturier quindi non è importante il risultato immediato dell’azione educativa, ma “il mettere in situazione” il bambino progressivamente, guidarlo ad apprendere rispettando la sua realtà, i tempi e modi attraverso i quali si esprime.
La riabilitazione psicomotoria ad indirizzo psicodinamico ,dunque è stata coniata dagli autori quali: Lapierre e Aucouturier. Essa coincide con il Terzo periodo della evoluzione professionale di Lapierre che continuerà a lavorare con Aucouturier.→ Entrambi nel loro lavoro si avvicineranno alla psicologia ed in particolare allo studio della psicoanalisi. Applicando la psicomotricità delle nozioni globali e soprattutto il metodo del mettere il bambino in situazione, si accorsero che, parallelamente alle esperienze cognitive, emergevano dei vissuti molto significativi a livello emotivo che riguardava la storia del bambino. In particolare, osservarono come lo stato d’animo che accompagnava il bambino durante le sedute di psicomotricità cognitiva influenzava la sua capacità di “vivere ed acquisire” le nozioni globali e ancor prima di ciò influenzava fortemente il suo movimento e la sua espressività. Ogni bambino viveva le nozioni globali e sviluppava il piano cognitivo anche con un coinvolgimento emotivo riconducibile alla sua realtà emozionale presente e passata. Il problema cognitivo comportamentale o sociale che il bambino manifestava era la punta di un iceberg di una sofferenza più forte e profonda, che trovava le radici nella storia stessa del bambino.
In questo periodo Lapierre e Aucouturier investigano, attraverso la psicomotricità, su quale importanza abbia la dimensione esperienziale corporea nella strutturazione e nel funzionamento della vita psichica di un individuo ed in particolare del bambino in età evolutiva. Inoltre, i due autori pubblicano tre libri ( frutto della raccolta di sperimentazioni): “la simbologia del movimento”, “il corpo e l’inconscio”, “Bruno: la terapia psicomotoria”. Da quest’ultimi emerge una nuova corrente di psicomotricità ad indirizzo psicodinamico co ampia applicazione in campo educativo, riabilitativo e psicoterapeutico. È una rivoluzione rispetto ai metodi precedenti, sia a livello teorico perché mettono in evidenzia che le basi della personalità si formano nei primi anni di vita attraverso la particolare esperienza emotiva-affettiva che il bambino vive con il suo “intorno” (famiglia in primis) per mezzo del corpo e del movimento, sia a livello metodologico proponendo un approccio globale del bambino. Dunque essi abbandonano definitivamente la psicomotricità funzionale e cognitiva convinti che esse operino solo superficialmente sul comportamento del bambino e non abbiamo la possibilità di incidere nei nuclei più profondi della persona.
Dal punto di vista metodologico la più importante innovazione che propongono è l’uso del GIOCO LIBERO, come la modalità più adeguata per aiutare il bambino ad esprimere tutta la carica emotiva che ha dentro di sé , trovando la forma per far evolvere la problematica alla base del suo comportamento deficitario.
La relazione tra terapeuta e bambino sarà una relazione umana e autentica, dove il tecnicismo sarà sostituito dalla “empatia” che lo psicomotricista deve possedere, oltre alla particolare attitudine all’ascolto che lo farà diventare partner privilegiato nello sviluppo del gioco, all’interno del quale aiutare il bambino a superare il motivo che sta alla base della sua sofferenza.

Quarto periodoÉ caratterizzato dalla divisione di Lapierre e Aucouturier. Lapierre chiamerà il suo metodo PSICOMOTRICITÁ RELAZIONALE e Aucouturier denominerà il suo modo di lavorare PRATICA PSICOMOTORIA . Per Lapierre sarà la relazione che il terapista saprà offrire al bambino durante il gioco libero la chiave per entrare nel suo problema e il motore per farlo evolvere verso la guarigione. Aucouturier, invece, pone al centro della sua metodologia la pratica psicomotoria asserendo che è la particolare esperienza psicomotoria che il bambino farà da solo o/e aiutato dall’adulto la chiave della sua evoluzione. ( Mauro Vecchiato, 2011).

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