La psicomotricità ha avuto un enorme sviluppo
negli ultimi trent’anni in particolar modo sia a livello educativo ed
ultimamente anche nell’ambito della psicoterapia. Possiamo suddividerla in tre
principali correnti:
1.
la
psicomotricità funzionale→che si basa maggiormente su teorie anatomiche
dello sviluppo del bambino
2.
la
psicomotricità cognitiva→che si basa sulle teorie piagetiane dello sviluppo
dell’intelligenza
3.
la
psicomotricità ad aspirazione psicodinamica→è la corrente all’interno della
quale ho sviluppato la linea relazionale.
A seguito,
partirò dalla psicomotricità cognitiva per poi approfondire la psicomotricità
ad aspirazione psicodinamica, facendo un rapido excursus dei grandi fondatori
della psicomotricità . Infine,mi concentrerò sul pensiero di Lampierre e
Acouturier e, in particolar modo, sul pensiero di quest’ultimo.
All’interno della riabilitazione
psicomotoria cognitiva troviamo autori come:
· Pierre Vayer, prima maestro di educazione fisica poi
, a seguito del suo contributo scientifico-culturale, docente universitario.
Egli abbraccia le teorie di Piaget sullo sviluppo dell’intelligenza del bambino
grazie all’esperienza che il bambino fa attraverso il corpo,critica le tecniche
riabilitative tradizionali come ad esempio la ginnastica correttiva,ritmica,
ritenendo che nn è il movimenti singolo e settoriale ripetuto a essere
educativo, ma il movimento inteso come insieme di movimenti progressivi
integrati e per tappe. Parla di educazione psicomotoria ovvero la tappa prima
della terapia e si realizza , educazione al rapporto con il mondo oggettuale,
educazione del rapporto con gli altri. Dunque Vayer presenta una tecnica
riabilitativa psicomotoria innovativa per i suoi tempi. Per lui, i problemi
specifici motori e i problemi più strettamente cognitivi che il bambino
presenta in età evolutiva sono la conseguenza di carenze nello sviluppo
psicomotorio.
· Jean le Boulch, anch’egli professore di
educazione fisica che a seguito di scrupolosi studi di neurofisiologia divenne
dottore in Medicina. A seguito delle due esperienze sviluppa un suo metodo
psicomotorio chiamato “Psicocinetica”. È uno dei primi
studiosi ad occuparsi in termini scientifici del rapporto tra il corpo, il
movimento e la mente. Infatti per primo riesce ad avvicinare scienze tanto
diverse quali Medicina e Pedagogia. Il termine “Psicocinesi” vuole sottolineare
l’importanza dell’azione( interna ed esterna) sulla formazione della psiche (e
probabilmente anche viceversa). Egli sostiene che il movimento è sempre
caratterizzato da due aspetti: la transitività del movimento (il passaggio da
una posizione o situazione) ad uno successivo e l’espressività del movimento (
cioè deve avere valenza nell’ambito della comunicazione).
· Andrè Lapierre→è considerato uno dei padri della
psicomotricità, in particolare per la bibliografia che ha prodotto, a
testimonianza del suo percorso professionale iniziato come professore di
educazione fisica e creatore di una tecnica di riabilitazione motoria ancora oggi
apprezzata,passato attraverso la sperimentazione della psicomotricità ad
indirizzo cognitivo e sfociato nella moderna psicodinamica. La storia della
ricerca e del lavoro di Lapierre è la storia della psicomotricità degli ultimi
quarant’anni.
Possiamo
infatti suddividere il suo lavoro in quattro periodi:
Primo periodo→
la riabilitazione fisica funzionale. Famoso il sue esame morfologico funzionale
che individua la parte del corpo con un movimento deficitario, e l’influenza
che può avere sul resto del corpo e sul movimento. Dunque, mette a punto per
ogni singolo movimento del corpo il corrispondente esercizio fisico adatto alla
sua riabilitazione ed, allo stesso tempo, questo singolo esercizio è collegato
ad una serie di altri esercizi fisici progressivi, che mobilitano le altre
parti del corpo collegate, per creare una sinergia tra i diversi movimenti e
favorire attraverso un movimento più globale una rieducazione del movimento o
della parte del corpo deficitaria.
Secondo
periodo→
la psicomotricità ad indirizzo cognitivo. Egli fa esplicito riferimento alla
psicomotricità come cura di alcune patologie, in particolare nel ritardo
mentale ( disgrafia,dislessia,instabilità motoria, tic e balbuzie). Afferma
chiaramente che in età evolutiva la componente corporea è importante nel
determinare i processi mentali e quindi uno sviluppo psicomotorio disarmonico
può essere l’origine di numerose patologie sia comportamentali che cognitive.
Uno spunto alla ricerca di una diversa
metodologia nell’applicare la psicomotricità all’educazione e rieducazione del
bambino gli viene dallo studio approfondito delle teorie di Piaget e dalla
collaborazione per quasi quindici anni con un collega, professore anch’egli di
educazione fisica come lui, Bernard Acouturier. Fino ad allora la
riabilitazione era stata influenzata dalla cultura bio-medica che proponeva un
approccio metodologico organicistico-funzionalista al problema presentato dal
bambino. La risposta che Lapierre e Aucouturier è l’elaborazione di una
psicomotricità che si avvicina di più alla realtà del bambino e quindi più
efficiente, per cui il proporre esercizi precisi e specifici viene
completamente abbandonato sostituendolo con il “mettere il bambino in
situazione” e guidarlo alla scoperta del mondo e di sé stesso.
Lapierre e Aucouturier durante le
sedute di psicomotricità presentano il mondo attraverso la sperimentazione e lo
sviluppo di “nozioni percettive globali”. Le esperienze percettive globali che
il bambino può fare del mondo intorno a sé sono: nozione di intensità (es.
forte,piano), di grandezza (es. grande piccolo), di velocità (es. veloce,
lento), di direzione (es. da…a, verso, ecc.), di situazione (es. dentro,fuori),
di orientamento (es. alto,basso ecc.), di relazione (si riferisce al vissuto
delle nozioni precedenti che possono essere state sperimentate in solitudine o
in presenza di adulti o coetanei).
Le nozioni appena descritte
diventano consapevolezza del mondo grazie all’esperienza diretta che il bambino
fa con il suo corpo ed il movimento attraverso i suoi sensi. Quindi attraverso
la psicomotricità il bambino è facilitato nel sviluppare queste nozioni globali
che gli permettono di iniziare ad organizzare il mondo attorno a sé.
Le associazioni tra nozioni globali che il
bambino sperimenta sono di tre tipi: associazioni di contrasti assoluti (es.
rumore-silenzio), associazioni di contrasti convenzionali (es. avanti-indietro
abbinato a destra-sinistra), associazione di contrasti convenzionali,
sommatorie (es. avanti-veloce a destra).
Grazie alla capacità di collegare
in modo sempre più articolato le nozioni globali tra di loro creando una
struttura, il bambino scopre anche che può creare un ritmo che può essere :
regolare, alternato o raggruppato.
Per concludere questo secondo
periodo, la psicomotricità delle nozioni globali, chiamata anche “educazione
vissuta”, avvia un forte rinnovamento all’interno della pedagogia, in
particolare della didattica, che porrà sempre più il bambino al centro del
processo educativo ed avvierà lo sviluppo di una metodologia che privilegia il
passaggio dal globale al particolare come la modalità più adeguata per favorire
l’apprendimento e lo sviluppo del bambino. Per Lapierre e Aucouturier quindi
non è importante il risultato immediato dell’azione educativa, ma “il mettere
in situazione” il bambino progressivamente, guidarlo ad apprendere rispettando
la sua realtà, i tempi e modi attraverso i quali si esprime.
La riabilitazione psicomotoria ad
indirizzo psicodinamico ,dunque è stata coniata dagli autori quali: Lapierre e
Aucouturier. Essa coincide con il Terzo
periodo della evoluzione professionale di Lapierre che continuerà a
lavorare con Aucouturier.→ Entrambi nel loro lavoro si avvicineranno alla
psicologia ed in particolare allo studio della psicoanalisi. Applicando la
psicomotricità delle nozioni globali e soprattutto il metodo del mettere il
bambino in situazione, si accorsero che, parallelamente alle esperienze
cognitive, emergevano dei vissuti molto significativi a livello emotivo che
riguardava la storia del bambino. In particolare, osservarono come lo stato
d’animo che accompagnava il bambino durante le sedute di psicomotricità
cognitiva influenzava la sua capacità di “vivere ed acquisire” le nozioni
globali e ancor prima di ciò influenzava fortemente il suo movimento e la sua
espressività. Ogni bambino viveva le nozioni globali e sviluppava il piano
cognitivo anche con un coinvolgimento emotivo riconducibile alla sua realtà
emozionale presente e passata. Il problema cognitivo comportamentale o sociale
che il bambino manifestava era la punta di un iceberg di una sofferenza più
forte e profonda, che trovava le radici nella storia stessa del bambino.
In questo periodo Lapierre e
Aucouturier investigano, attraverso la psicomotricità, su quale importanza
abbia la dimensione esperienziale corporea nella strutturazione e nel
funzionamento della vita psichica di un individuo ed in particolare del bambino
in età evolutiva. Inoltre, i due autori pubblicano tre libri ( frutto della
raccolta di sperimentazioni): “la simbologia del movimento”, “il corpo e
l’inconscio”, “Bruno: la terapia psicomotoria”. Da quest’ultimi emerge una
nuova corrente di psicomotricità ad indirizzo psicodinamico co ampia
applicazione in campo educativo, riabilitativo e psicoterapeutico. È
una rivoluzione rispetto ai metodi precedenti, sia a livello teorico perché
mettono in evidenzia che le basi della personalità si formano nei primi anni di
vita attraverso la particolare esperienza emotiva-affettiva che il bambino vive
con il suo “intorno” (famiglia in primis) per mezzo del corpo e del movimento,
sia a livello metodologico proponendo un approccio globale del bambino. Dunque
essi abbandonano definitivamente la psicomotricità funzionale e cognitiva
convinti che esse operino solo superficialmente sul comportamento del bambino e
non abbiamo la possibilità di incidere nei nuclei più profondi della persona.
Dal punto di vista metodologico
la più importante innovazione che propongono è l’uso del GIOCO LIBERO, come la
modalità più adeguata per aiutare il bambino ad esprimere tutta la carica
emotiva che ha dentro di sé , trovando la forma per far evolvere la
problematica alla base del suo comportamento deficitario.
La relazione tra terapeuta e
bambino sarà una relazione umana e autentica, dove il tecnicismo sarà
sostituito dalla “empatia” che lo psicomotricista deve possedere, oltre alla
particolare attitudine all’ascolto che lo farà diventare partner privilegiato
nello sviluppo del gioco, all’interno del quale aiutare il bambino a superare
il motivo che sta alla base della sua sofferenza.
Quarto
periodo→É
caratterizzato dalla divisione di Lapierre e Aucouturier. Lapierre chiamerà il
suo metodo PSICOMOTRICITÁ RELAZIONALE e Aucouturier denominerà il
suo modo di lavorare PRATICA PSICOMOTORIA . Per Lapierre sarà la relazione che
il terapista saprà offrire al bambino durante il gioco libero la chiave per
entrare nel suo problema e il motore per farlo evolvere verso la guarigione.
Aucouturier, invece, pone al centro della sua metodologia la pratica psicomotoria
asserendo che è la particolare esperienza psicomotoria che il bambino farà da
solo o/e aiutato dall’adulto la chiave della sua evoluzione. ( Mauro Vecchiato,
2011).
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