La base del lavoro dello
psicomotricista è riassumibile nel concetto di espressività motoria. Quest’ultima viene definita da Aucouturier come
: il
modo attraverso il quale il bambino può manifestare il piacere di essere se
stesso, di diventare autonomo e di esprimere il piacere di scoprire e conoscere
il mondo che lo circonda.
Il piacere di essere se stesso
genera un sentimento di libertà che permette al bambino di raggiungere la
realizzazione di sé, di essere felice nei rapporti con gli altri, perché la
felicità e la libertà sono nella condivisione. L’affetto di piacere e la sua
dimensione pulsionale sono indissociabili dall’espressività motoria anche se è
necessario considerare che nel bambino esistono due modalità di espressione del
piacere che incontriamo di frequente nella pratica:
1) Il piacere della ripetizione delle azioni ; è un processo
che rassicura il bambino e crea in lui il desiderio di conoscere e di
anticipare azioni senza angoscia, stimola la capacità di adattamento ritmico e
tonico emozionale nei confronti del mondo esterno, sviluppa quella capacità di
attenzione indispensabile a memorizzare le azioni e lo sviluppo
dell’intelligenza pratica.
2) Il piacere di stupirsi; è la rottura dell’autonomia provocata
dalla sorpresa di un avvenimento esterno, più o meno atteso, crea a livello
emozionale un forte stupore che altro non è se non una scarica di affetti di
piacere dovuta alla rapida trasformazione dell’attività tonica.
(B.Aucouturier,2013, pp.126-127)
Una delle abilità dello
psicomotricista è creare le condizioni necessarie affinché si realizzi
l’espressività motoria al fine di liberare il bambino dai fantasmi d’azione.
Ciò è possibile in un clima di sicurezza affettiva in cui il bambino possa
vivere il piacere di agire e di trasformarsi a livello tonico emozionale. È,
perciò, importante prestare attenzione ai cambiamenti dell’espressività motoria
in rapporto alla sicurezza affettiva che l’adulto offre al bambino.
L’evoluzione dell’espressività
motoria avviene in maniera graduale ed è generata dallo sviluppo delle capacità
di simbolizzazione, dell’identità e del linguaggio. Ogni bambino elabora uno
stile tutto originale di espressività motoria che fa pensare alla qualità delle
relazioni tonico-affettive delle prime relazioni non verbali.
Per Aucouturier la sala della
pratica psicomotoria, con i suoi luoghi pensati e predisposti e con il suo
materiale, rappresenta uno spazio simbolico di sostegno e sicurezza che
rappresenta il corpo della madre. Infatti nella sala psicomotoria il bambino,
attraverso i materiali, è libero di rotolare, girare intorno, camminare,
pestare i piedi per terra, equilibrarsi, cadere, saltare, afferrare, toccare,
gridare, ridere, dondolarsi, rannicchiarsi, distruggere, costruire, nascondersi,
scoprirsi, quindi attività simboliche di piacere che permetto al bambino di
rievocare l’oggetto madre e di
appropriarsene simbolicamente per dominarlo. La sala rappresenta, cioè, uno
spazio transazionale, il quale ha la funzione di preservare e sviluppare le
capacità fantasmatiche d’azione.
Quando il bambino non riesce a
risolvere il conflitto tra odio e amore nei confronti dell’oggetto, restano
vivi nel suo inconscio desideri di distruzione e angoscia di perdita, i cui
sintomi sono l’ipermotricità e la passività motoria collegate ad un forte
dispiacere. L’espressività motoria ha in questa situazione il senso di un
profondo malessere. I disturbi dell’espressività motoria sono visibili nelle
manifestazioni psicomotorie: l’ipermotricità e la passività motoria infatti
sono sintomi della sofferenza psichica causata da un deficit nell’integrazione
somatopistica al suo livello più arcaico. Il bambino cerca infatti di
rassicurarsi tramite l’agitazione motoria, ma è una ricerca di rassicurazione
che non può nulla contro l’angoscia perché è in realtà una pseudo- rassicurazione
in relazione all’assenza dolorosa dell’oggetto. Alcuni bambini
in condizioni di sofferenza psichica, si abbandonano alla loro angoscia e non
cercano questa pseudo rassicurazione attraverso l’agitazione motoria ma si
lasciano andare alla passività motoria, ad una depressione latente e
all’ipotonia. L’insicurezza interiore provocata dagli engrammi di inibizione e dagli affetti di dispiacere bloccano il piacere
di essere se stessi e di andare alla scoperta del mondo.
Sono da considerare disturbi
dell’espressività motoria anche le manifestazioni ripetitive dovute alla
fissità delle immagini ossessive collegabili all’allattamento, all’aggressione,
all’espulsione e alla regressione. Le ripetizioni sono sempre accompagnate da
fissità emozionali che esprimono sofferenza psichica e malessere interiore. Per
i bambini che presentano quest’ultimo problema, l’Aiuto Psicomotorio avrà
l’obbiettivo di sbloccare queste fissità per mezzo dei giochi di rassicurazione
profonda, modificando cosi le loro immagini ossessive. Le risonanze tonico emozionali condivise tra bambino e
terapeuta permetteranno lo sblocco.
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