mercoledì 2 luglio 2014

l’atteggiamento dello psicomotricista

L’atteggiamento dello psicomotricista in Pratica psicomotoria deriva da un principio filosofico che viene applicato nelle relazioni con tutti: credere nella persona. Credere cioè nei bambini di ogni età, nei bambini in difficoltà, negli adulti che soffrono, considerandoli come persone testimoni di un’esperienza unica e accogliendoli con grande rispetto.
L’atteggiamento di accoglienza delle emozioni, rispetto alle quali lo psicomotricista tiene una certa distanza, crea un atteggiamento di ascolto che favorisce la comunicazione, la disponibilità e la comprensione dell’altro, del senso della sua testimonianza e soprattutto delle sue produzioni non verbali.
Sulla base di quanto detto finora, cerchiamo di precisare alcuni principi che caratterizzano l’atteggiamento dello psicomotricista. Si potrebbero definire principi pedagogici se consideriamo la pedagogia come il modo di essere dell’educatore, indispensabile alla maturazione psicologica e sociale dei bambini. Provare sempre un sentimento positivo nei confronti del bambino e cercare di fornirgli le condizioni più favorevoli di sicurezza affettiva e materiale perché possa vivere la sua espressività è il principio che sta alla base dell’atteggiamento dello psicomotricista da ciò ne derivano: le capacità di adattamento a livello tonico posturale, la mimica, lo sguardo, il sorriso, l’espressione del nostro piacere di essere là per lui.
Lo psicomotricista parla con autenticità al bambino su “come è e cosa fa il bambino”, parla dei gesti, delle posture, delle emozioni facilitando, fin dalla più tenera età, la costruzione di un discorso gestuale e verbale. I bambini devono poter vivere uno psicomotricista disponibile ma che esprime le proprie variazioni e modulazioni toniche senza uscire dal suo atteggiamento empatico. Il suo intervento consiste più nella sensibilità tonico-emozionale e nelle parole che contengono che nella sua partecipazione ai giochi dei bambini. Lo psicomotricista cosciente di stimolare la dinamica dell’evoluzione del bambino con le sue proposte, le sue indicazioni, il suo dare dei limiti chiari a livello non verbale e verbale, inoltre, deve stare attento sia all’attività dei bambini sia alle relazioni tra di loro.
 Le difficoltà possono derivare dal comportamento di un bambino rispetto allo psicomotricista, agli altri bambini o rispetto al dispositivo. Se il bambino è instabile o aggressivo verso i compagni, non si tratta di reprimere la sua aggressività ma di canalizzarla e di far capire al bambino, quando se ne presterà l’occasione, che “qui si gioca a far finta “. Un bambino è sempre rassicurato quando lo psicomotricista gli ricorda continuamente che “è per finta”. L’aggressività reale non è accettabile, può essere accettata soltanto in forma simbolica. Se invece il bambino è inibito, inattivo, timoroso e soffre del suo isolamento, la regola d’oro è rassicurarlo.
A nostro avviso le linee di forza a livello filosofico,psicologico,pratico e relazionale della Pratica educativa sono le basi di ogni Aiuto allo sviluppo del bambino, anche se questi è in situazione di grave difficoltà. Da ricordare sono, dunque, queste linee di forza:
·        Creare un quadro che offra la sicurezza necessaria allo sviluppo di tutte le potenzialità del bambino, dal più limitato al più evoluto.
·        Accogliere il bambino con grande rispetto, come una persona in divenire, testimone di una esperienza unica.
·        Comprendere il bambino attraverso la sua espressività motoria.
·        Attivare processi di rassicurazione tramite il piacere di agire, giocare, rappresentare.
·        Vivere il piacere di esistere in una relazione empatica con l’altro. (B.Aucouturier, 2013, pp. 189-193)


La fase della storia come rassicurazione profonda

La storia è diventata una fase indispensabile del dispositivo temporale della Pratica Psicomotoria educativa.
In sala di psicomotricità, durante la narrazione della storia, ogni bambino siede sempre allo stesso posto. La storia si gioca su due registri. Il primo si basa sull’aumento dell’angoscia, che dà valore drammatico alla narrazione, partendo da temi che riguardano la paura di essere divorati, mangiati, strappati o fatti a pezzi, inseguiti, presi, racchiusi, abbandonati, perduti, e da altri temi che emergono dall’inconscio e fanno riferimento all’angoscia di persecuzione, di distruzione e di perdita della madre. Il secondo registro è basato sul ritorno alla rassicurazione emozionale. È molto importante, per dare un senso, che l’eroe della storia, col quale i bambini si identificano, sopravviva e trionfi sull’aggressore.
L’onnipotenza magica è una risorsa favolosa per allontanare l’angoscia ed affermare la propria esistenza. Il narratore, dunque, utilizzerà le variazioni del tono di voce e i gesti, accelerando il ritmo della narrazione, creando rotture, giocando con silenzi, le pause, l’attesa. Saprà creare momenti di stupore e sorprese forti. Il narratore deve essere decentrato verso tutti i bambini, adattando il suo racconto in particolare ai più fragili e facendosi carico della loro angoscia. ( B. Aucouturier, 2013, pp. 172-178)


La fase dell’espressività plastica e grafica

Dopo la fase dell’espressività motoria, i bambini sono invitati a passare nello spazio riservato all’espressività plastica (le costruzioni) e grafica, allestito in precedenza. Le attività di costruzione e di disegno permettono di accedere ad un altro livello di capacità di simbolizzazione e di decentrazione. La scelta del disegnare o del costruire è libera, si rispetta il ritmo di ciascuno, le loro attese, le loro scelte, si fornisce il materiale di cui i bambini hanno bisogno e si comunica a partire dalle loro produzioni. Un bambino o un gruppo di bambini che costruisce o disegna, non deve mai essere interrotto nella realizzazione della sua produzione creativa perché ciò equivarrebbe ad interrompere la simbolizzazione della rappresentazione di sé e della storia relazionale. Ogni costruzione collettiva deve essere portata a termine affinché il gruppo viva il piacere di un’opera compiuta
Al termine di questa fase segue il rituale di uscita che è indispensabile dopo la fase di espressività grafica e plastica o dopo la storia. Il rituale proposto varia in funzione all’età dei bambini e prevede il riordino del materiale. ( B. Aucouturier, 2013, pp. 179-188)

Le fasi della seduta

In questo punto verranno messe in evidenza le principale produzioni dei bambini durante la seduta, che evolvono con lo svilupparsi dei fantasmi d’azione.
Prima di parlare del rituale iniziale, è necessario prendere in considerazione il momento in cui i bambini arrivano e si spogliano in un ambiente spazioso dove ogni bambino ha un posto riservato ai propri abiti. Il tempo dello spogliatoio non deve essere affrettato perché è sempre un tempo per parlare con i bambini. Se le condizioni delle sale lo permettono, i bambini lavorano a piedi nudi. Accogliamo ogni bambino nella sala, salutandolo col suo nome e qui inizia il rituale: tutti i bambini si siedono su una panca apposta in modo tale da poter vedere tutta la sala e i luoghi che preferiscono. Il rituale ha funzioni diverse, ovvero, serve a differenziare un momento eccezionale in cui si privilegia il movimento e si preparano i bambini ad agire a livello simbolico. Si ricorda poi ai bambini che la sala è stata preparata per loro e che loro sono lì per giocare e noi per facilitare i loro giochi nei “due luoghi”. Si ricorda loro anche che per giocare liberamente in presenza dello psicomotricista devono rispettare alcune condizioni come il non farsi del male,il non fare del male agli altri e non si può rompere il materiale. Si anticipa lo svolgimento della seduta ricordando loro che è composta da due parti e che saranno invitati con un segnale a passare da un luogo ad un altro.
Dopo il “rituale d’entrata”, un segnale ben noto ai bambini (“via!”) pone fine all’attesa del desiderio di giocare. Come momento inevitabile all’inizio della seduta è la distruzione dei muri di cuscini,delle torri,delle piramidi o delle fortezze che lo psicomotricista aveva costruito prima per loro. Distruggono tutti insieme liberando un’intensa emozione collettiva.. Lo psicomotricista,poi, ricostruisce rapidamente e in modo sempre diverso,oppure gioca con humour il divieto di distruggere opponendo una resistenza relativa alle spinte dei bambini, nei confronti dei quali potranno avere lmeglio e vivere la loro onnipotenza sugli adulti .Distruggeranno per ciò in un clima di grande piacere perché non distruggono lo psicomotricista ma la sua costruzione simbolica. Quando i bambini hanno , nel susseguirsi delle sedute, “regolato i conti” con la distruzione,possiamo osservare che il piacere di distruggere ha una durata più breve e che la distruzione dei muri serve ad aprire la seduta di Pratica Psicomotoria.
Il piacere senso motorio è il piacere dell’involucro cinestesico e sensoriale, è piacere dell’unità di sé, la cui rappresentazione è proiettata nello spazio tramite la simbologia delle costruzioni e, in particolare, tramite la simbologia della costruzione delle case. Quest’ultime sono simbolo di un ambiente protettivo contro la pulsionalità dei fantasmi d’azione.
Nel corso degli anni, l’osservazione dell’espressività motoria durante la distruzione è diventata un vero e proprio test psicologico per conoscere l’evoluzione del bambino.
Il piacere di distruggere allevia le tensioni toniche del bambino, procurate da emozioni trattenute, aprendolo ad una fluidità tonica che lo rende disponibile all’azione e alla trasformazione tonico-emozionale. Il gesto diventa più armonioso, a volte più adatto, fine, preciso e anche più estetico perché è destinato agli altri e gli permette di essere riconosciuto e amato.
Nei giochi di rassicurazione profonda deve essere provocato dalla “paura “ giocata dallo psicomotricista. Nella fase riservata all’espressività motoria vedremo apparire giochi di distruzione dove le capacità di rassicurazione sono possibili se permettiamo al bambino di distruggere in un contesto chiaro e senza sensi di colpa. Giochi di piacere sensomotorio in cui viene sollecitata la sensorialità tattile, visiva e la sensibilità dei muscoli deputati all’equilibrio che è sempre vissuta dal bambino come un eccesso che gli permette di sperimentare il piacere di sentirsi unito in un clima di sicurezza. Giochi di avvolgimento dove il desiderio di essere protetti si manifesta molto precocemente nell’essere accolti tra le braccia. Giochi basati sul nascondersi i quali simboleggiano la ricerca della presenza e l’angoscia dell’assenza .  Giochi di identificazione con l’aggressore  (come ad esempio essere inseguiti o inseguire) giocando il ruolo dell’aggressore il bambino sdrammatizza la paura di essere stato aggredito con la stessa intensità che ha vissuto l’aggressione d’amore sulla madre. L’inversione dei ruoli aiuta il bambino a prendere emozionalmente le distanze dalla paura, favorendo la rappresentazione. I giochi di rappresentazione profonda portano una nuova visione sul concetto di regressione; se infatti sono animati dal desiderio inconscio di un ritorno al passato, vissuto più o meno bene; si tratta però di una regressione dinamica aperta all’emozione e alla comunicazione non verbale.
In Pratica Psicomotoria educativa, lo psicomotricista potrà implicarsi con molte precauzioni in un piccolo gruppo di bambini. I giochi di rassicurazione profonda troveranno invece il loro massimo valore nell’ Aiuto terapeutico ai bambini in difficoltà nel loro processo evolutivo perché troppo spesso sollecitano intensamente la trasformazione tonico-emozionale sia dello psicomotricista che del bambino che permettono il passaggio dalle rappresentazioni inconsce originarie a rappresentazioni più coscienti.

I giochi simbolici di rappresentazione profonda cedono gradualmente il posto ai giochi simbolici di rassicurazione superficiale. Li definiamo così perché permettono al bambino di rassicurarsi sia nei confronti dell’angoscia di castrazione sia nei confronti di conflitti meno importanti con i genitori che riattualizzano i conflitti passati. I giochi di rassicurazione superficiale, oltre a permettere al bambino di esprimersi senza timore di essere giudicato, gli danno la possibilità di tener conto della realtà trasformandola secondo i suoi fantasmi e il suo piacere. ( B. Aucouturier, 2013, pp. 161-171)

Il dispositivo della seduta

L’evoluzione dell’espressività motoria dei bambini richiede un quadro di contenimento, cioè un dispositivo spaziale e temporale ben preciso. Il dispositivo spaziale  è strutturato da due luoghi: il primo riservato all’espressività motoria e il secondo all’espressività grafica, plastica e al linguaggio. Il dispositivo temporale  è strutturato in tre tempi in modo da favorire un percorso di maturazione psicologica che potrebbe essere sintetizzato nella frase: “ dal corpo al linguaggio”. Il primo tempo sarà riservato all’espressività motoria, il secondo alla storia raccontata al gruppo e il terzo all’espressività plastica e grafica. Le fasi sono completate da un rituale di entrata e di uscita e la durata varia in base all’età dei bambini.
Il materiale per l’espressività motoria prevede alcuni arredi particolari: spalliere, grande specchio a parete, lavagna, armadi, contenitori di plastica per sistemare il materiale, cassoni mobili chiusi, è previsto un materiale morbido composto da cuscini in gommapiuma ricoperti di tessuti di diverso colore, ci sono inoltre tessuti colorati di tutte le dimensioni, sono a disposizione anche animali di peluche, corde corte di cotone, tubi di plastica lunghi un metro per giocare a combattere; piccole palle di gommapiuma, infine sono previsti materiali più rigidi come anelli di gomma, bastoni di legno, bacinelle, secchi di plastica e dei strumenti musicali.
Lo spazio riservato all’espressività grafica è meno ampio rispetto a quello motorio perché è dedicato al disegno e alle costruzioni. Per quanto riguarda l’attività grafica si utilizzano tavolini ovali su cui disegnare e sgabelli su cui si siedono di solito i bambini più grandi. Il materiale per il disegno è composto da fogli di carta bianca, pennarelli colorati, colori a cera o matite. Il materiale per costruire è in legno verniciato non colorato di diverse dimensioni.

Ad ogni luogo della sala corrisponde un materiale specifico, indispensabile, connotato da una dominante espressiva. (B. Aucouturier, 2013, pp. 159-159)

Obbiettivi della seduta psicomotoria educativa e preventica

Si possono sintetizzare in tre punti quali : 1) favorire lo sviluppo della funzione simbolica attraverso il piacere di agire,giocare, creare; favorire il passaggio ai diversi livelli di simbolizzazione che permetteranno ai bambini di vivere, all’interno di un quadro strutturato, il percorso “dal piacere di agire al piacere di pensare”, 2) favorire lo sviluppo dei processi di rassicurazione rispetto alle angosce tramite il piacere di tutte le attività ludiche. A questo proposito, la Pratica Psicomotoria assumerà la sua dimensione preventiva attenuando il rumore di fondo delle angosce, affinché il bambino possa prendere le distanze e accettarle. La Pratica troverà un suo vettore terapeutico ( da non confondere con la terapia) nell’acquisizione dei processi di rassicurazione psicologica di fronte alle diverse angosce e 3) favorire lo sviluppo dei processi di decontrazione permettendo l’apertura al piacere di pensare e al pensiero operatorio. . (B. Aucouturier, 2013, pp.155-156)

Condizioni istituzionali necessarie alla realizzazione

La Pratica Psicomotoria richiede alcune condizioni all’istituzioni in cui si svolge ed esige una mentalità aperta nell’equipe educativa dell’asilo-nido, della scuola materna o degli altri luoghi che accolgono bambini piccoli.
La realizzazione degli interventi richiede, da parte dell’équipe educativa, un’ottica comune, aperta sul bambino, che dia molta importanza all’azione nei processi di apprendimento, all’espressione libera, al gioco, alle emozioni e al linguaggio, così come all’attenzione continua verso le potenzialità di ogni bambino del gruppo. Richiede un’ottica condivisa su una pedagogia che privilegi l’esperienza dei bambini, la ricerca collettiva, l’elaborazione costante di un quadro istituzionale indispensabile allo sviluppo psicologico del bambino nel gruppo.
È necessario perciò, durante la fase preparatoria all’intervento, spiegare chiaramente gli obbiettivi, la metodologia, la strategia dei luoghi, l’importanza del piacere di agire, trasformare ed esprimersi. In questo lavoro preparatorio non è necessario parlare della problematica delle angosce ma occorre portare l’attenzione su “ come è “ il bambino, sulla comunicazione, la creazione e sulla qualità dell’adattamento dell’adulto di fronte ala produzione del bambino.

La sala della Pratica è riservata in particolare alla Pratica stessa, in cui i bambini potranno liberamente evolvere. Si tratta di un locale luminoso, curato, contenente materiali puliti e attraenti. Deve essere una sala in cui lo psicomotricista si senta bene e viva il piacere di stare insieme ai bambini. (B. Aucouturier, 2013, pp. 154-155)