L’atteggiamento dello
psicomotricista in Pratica psicomotoria deriva da un principio filosofico che
viene applicato nelle relazioni con tutti: credere
nella persona. Credere
cioè nei bambini di ogni età, nei bambini in difficoltà, negli adulti che
soffrono, considerandoli come persone testimoni di un’esperienza unica e
accogliendoli con grande rispetto.
L’atteggiamento di accoglienza
delle emozioni, rispetto alle quali lo psicomotricista tiene una certa
distanza, crea un atteggiamento di ascolto che favorisce la comunicazione, la
disponibilità e la comprensione dell’altro, del senso della sua testimonianza e
soprattutto delle sue produzioni non verbali.
Sulla base di quanto detto
finora, cerchiamo di precisare alcuni principi che caratterizzano
l’atteggiamento dello psicomotricista. Si potrebbero definire principi pedagogici
se consideriamo la pedagogia come il modo di essere dell’educatore,
indispensabile alla maturazione psicologica e sociale dei bambini. Provare
sempre un sentimento positivo nei confronti del bambino e cercare di fornirgli
le condizioni più favorevoli di sicurezza affettiva e materiale perché possa
vivere la sua espressività è il principio che sta alla base dell’atteggiamento
dello psicomotricista da ciò ne derivano: le capacità di adattamento a livello
tonico posturale, la mimica, lo sguardo, il sorriso, l’espressione del nostro
piacere di essere là per lui.
Lo psicomotricista parla con
autenticità al bambino su “come è e cosa fa il bambino”, parla dei gesti, delle
posture, delle emozioni facilitando, fin dalla più tenera età, la costruzione
di un discorso gestuale e verbale. I bambini devono poter vivere uno
psicomotricista disponibile ma che esprime le proprie variazioni e modulazioni
toniche senza uscire dal suo atteggiamento empatico. Il suo intervento consiste
più nella sensibilità tonico-emozionale e nelle parole che contengono che nella
sua partecipazione ai giochi dei bambini. Lo psicomotricista cosciente di
stimolare la dinamica dell’evoluzione del bambino con le sue proposte, le sue
indicazioni, il suo dare dei limiti chiari a livello non verbale e verbale,
inoltre, deve stare attento sia all’attività dei bambini sia alle relazioni tra
di loro.
Le difficoltà possono derivare dal
comportamento di un bambino rispetto allo psicomotricista, agli altri bambini o
rispetto al dispositivo. Se il bambino è instabile o aggressivo verso i
compagni, non si tratta di reprimere la sua aggressività ma di canalizzarla e
di far capire al bambino, quando se ne presterà l’occasione, che “qui si gioca
a far finta “. Un bambino è sempre rassicurato quando lo psicomotricista gli
ricorda continuamente che “è per finta”. L’aggressività reale non è
accettabile, può essere accettata soltanto in forma simbolica. Se invece il
bambino è inibito, inattivo, timoroso e soffre del suo isolamento, la regola
d’oro è rassicurarlo.
A nostro avviso le linee di forza
a livello filosofico,psicologico,pratico e relazionale della Pratica educativa
sono le basi di ogni Aiuto allo sviluppo del bambino, anche se questi è in
situazione di grave difficoltà. Da ricordare sono, dunque, queste linee di
forza:
·
Creare
un quadro che offra la sicurezza necessaria allo sviluppo di tutte le
potenzialità del bambino, dal più limitato al più evoluto.
·
Accogliere
il bambino con grande rispetto, come una persona in divenire, testimone di una
esperienza unica.
·
Comprendere
il bambino attraverso la sua espressività motoria.
·
Attivare
processi di rassicurazione tramite il piacere di agire, giocare, rappresentare.
·
Vivere
il piacere di esistere in una relazione empatica con l’altro. (B.Aucouturier,
2013, pp. 189-193)